mercoledì 5 novembre 2014

Lancelot 1 di Istin, Peru, Alexe (recensione senza spoiler ma con qualche dettaglio sull'ambientazione)

Il mito Arturiano riapre i battenti nel mondo del fumetto grazie a quattro braverrimi mangia ranocchie (senza offesa si fa per scherzare) e l'editoriale Cosme che porta la storia di Lancillotto del Lago in tutte le edicole e fumetterie del bel paese...


Lancelot: Testi Jean-Luc Istin e Olivier Peru; disegni di Alexe; colori Eloide Jacquemoire; Editoriale Cosmo; 96 pagine a colori per 4,60€ Il contenuto merita la spesa, ma prima vediamo perché.

Lancelot è un gran bel fumetto, non un capolavoro (mica si vive solo di quelli) ma un gran bel fumetto, principalmente per i disegni, molto realistici, con stupende inquadrature (come potete vedere nella pagina in alto) riccamente dettagliati e storicizzati (ci torno dopo): non esiste pietra votiva o albero magico che non siano, coperti di muschio sottile e  minuziosamente intarsiati di spirali e ghirigori celti che a mi riportano alla mente il gioco di miniature francesi Confrontation, facendomi precipitare in un turbinio di ricordi. Vedo una spiralina e mi emoziono, sono fatto così.
Tornando al fumetto, grande cura nei dettagli possiamo trovarla anche in armi e armature che hanno uno stile ben preciso (antico romano con influssi celti) nelle architetture e nei paesaggi naturali di cui riusciamo (anche nel formato ridotto offerto dalla cosmo) ad apprezzare ogni singolo mattone più o meno scheggiato e l'oscuro groviglio delle foreste. Altri punti a favore dell'apparato grafico sono la struttura della pagina che sposa perfettamente testo e trama riuscendo (anche grazie a piccoli trucchi) a regalarci una storia che non perde il ritmo neanche davanti alle sontuose doppie splash page che paralizzano per alcuni minuti l'occhio del lettore. La definizione page-turner, se è mai stata utilizzata per un fumetto, calza a pennello su Lancelot.
Esempio di come la struttura delle vignette non sia fissa ma totalmente asservita alla narrazione
Passiamo alla colorazione (altro punto di forza dell'opera) i toni pastello utilizzati dal mangia rane Jacquemoire dipingono dei cieli mozzafiato, degni di un quadro, e gettano ombre e luci profonde e vivide sia sulla figura umana che sul paesaggio, sfumando i toni fino all'inverosimile e regalandoci grande realismo grafico e forti emozioni.
Passiamo ora al testo, i dialoghi sono profondi e ricchi di insegnamenti non sempre scontati visto che il fumetto tratta il periodo che va dalla nascita di Lancillotto alla sua autodeterminazione come uomo. La trama è lineare con molte ellissi e la narrazione pone il focus su due personaggi più uno (del più uno parlo dopo) i due personaggi sono (ovviamente) Lancillotto e Re Claudas, l'uomo che ha usurpato il trono al padre del cavaliere e che si frappone (anche trasversalmente) alla volontà dell'eroe.
Altro pregio dei testi sono le didascalie, che onestamente erano la mia maggior preoccupazione.
Quando si parla di mitologia Arturiana (soprattutto causa lo storico rifacimento medioevale/cristiano e altre opere più recenti) c'è sempre il narratore esterno che è oltremodo verboso e ampolloso, che parla esclusivamente per analogie e figure retoriche, ma nel caso di Lancelot no. I toni sono necessariamente (ma non eccessivamente) enfatici, brevi e immediati. La narratrice, perché di una donna si tratta e che donna! Una di quelle che a roma gli urlerebbero dietro: "A FATA!" è in costante ricordo. Mentre il protagonista percorre la sua strada fatta di simboli ancestrali e prove epiche, lei racconta dei luoghi che vediamo, del tempo fu, prima che Merlino sparisse dalla circolazione, che i romani invadessero la Bretagna e che il cristo scacciasse i vecchi dei.
Tanti personaggi profondi e ben caratterizzati, un contesto storico definito (seconda metà del 400 D.C.) e pregnante per quanto riguarda architettura, armi, armature, usi e costumi. La mentalità romano/cristiana in conflitto con la tradizione bretone/celtica traspare in più di un punto della narrazione, trasportando in un attimo il lettore lontano dalle sue credenze abituali e guidandolo verso un mondo sublime, fatto di maghi e eroi, fate e stregoni, guerre e complotti.
Ultima nota positiva poi chiudo (giuro) va a l'intreccio delle trame dei singoli personaggi.
Gli attori in gioco (come dicevo) sono tanti (anche se ancora non ho incontrato Merlino e Artù) e ognuno di loro ha uno scopo ed una missione ben precisa, non sempre legata agli altri o legata da un sottilissimo fil rouge invisibile, rappresentato dalla figura di Merlino, non presente fisicamente ma presente nello spirito e nella volontà, che getta una luce misteriosa e sorprendente alla storia.


Il classico voto in SupeRagni sarebbe un 3/4 ma preferisco aspettare la seconda e ultima parte (in uscita il 20 Novembre) per dare un giudizio numerico che lascia il tempo che trova. Intanto però ci metto il mio personale bollino di garanzia e vi invito a leggere il fumetto.

Il vostro amichevole SupeRagno dell'internet.

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