venerdì 22 novembre 2013

Soldato d'Inverno di Ed Brubaker: La Recensione

Amici lettori ma soprattutto amiche lettrici, come promesso oggi pubblico la recensione di Soldato d'Inverno, un'ottima spy story (prima miniserie) e una caccia all'uomo claudicante (seconda miniserie), non fraintende, quando uso le parole "caccia all'uomo claudicante" non intendo "inseguimento di uno zoppo" ma una sceneggiatura (per certi versi) poco stabile...


Come ho detto la prima mini di Soldato d'Inverno (o Winter Soldier se preferite) è una piccola perla del genere Spy Comics, la cosa più esaltante e sorprendente è che sia uscita dagli sudi Marvel, ma non dobbiamo sorprenderci visto l'autore che ha orchestrato il lancio della testata, ovvero Ed Brubaker!
Brubaker è un campione indiscusso di sceneggiatura, ottimo scrittore di supereroi (da Cap a Autority), maestro di Noir e Hard Boiled al cardiopalma, capace di gettare una luce in grado di rischiarare l'oscuro mondo del crimine come solo un ex-criminale saprebbe fare.
La sua carriera parla da se e se vi interessa conoscerla andate sula sua pagina di Wikipedia  perché io non mi dilungo oltre e comincio a parlare del fumetto.
Breve premessa sul personaggio:
James "Buky" Burnes (Soldato d'Inverno) è la primissima spalla di Capitan America ai tempi della seconda guerra mondiale.
Creduto morto nell'incidente che causò il congelamento di Cap, Bucky venne ritrovato dai russi che gli fecero il lavaggio del cervello gli sostituirono il braccio perso con uno nuovo di metallo e lo mandarono a combattere il nemico americano insieme a quella superpatonza di Natasha Romanoff (Vedova Nera).
Anni dopo il giovane Bucky rincontra il vecchio mentore che lo aiuta rinsanire, poi alla morte di Cap sarà Bucky a raccoglierne scudo e eredità fino ad arrivare a oggi.
Creduto morto dai più, il Soldato d'Inverno è ora un agente segreto (al servizio del Nick Fury diversamente bianco) che scorrazza per l'America con la sua compagna Natsha per debellare tutti gli avamposti sovietici rimasi negli stats dalla guerra fredda.
La storia parte con la misteriosa scomparsa di un agente russo "dormiente", non un agente qualsiasi ma uno di tre cadetti addestrati da Bucky quando militava per baffone. La pista lasciata dal fuggitivo porta le spie (tra una scopata e l'altra) a introdursi in un asta di super-armamenti.
I due non riescono a ritrovare l'agente scomparso ma scoprono che il misterioso acquirente di agenti sovietici è appena entrato in possesso di un Doom Bot (repliche robotizzate del Dr. Desino), mentre intanto viene compiuto un attentato (fallito) ai danni del vero Dr. Destino.
Qui il mistero si infittisce e possiamo iniziare a vedere che la storia ha dei grandissimi pregi:
il piglio spionistico è reso alla perfezione, come i misteri che invece di diminuire aumentano, gli eroi che (come in tutte le Spy story degne di questo nome) sono costretti a seguire un sottilissimo filo d'Arianna ramificato che richiede l'utilizzo dell'intelligenza oltre che della forza, un piano di narrazione aggiuntivo (attentato a Destino) apparentemente scollegato e il passato (colpa) che ritorna sotto forma degli agenti dormienti addestrati da Bucky. Le tematiche in gioco sono l'onore il tradimento, la fiducia e il potere (per la maggior parte adeguatamente sviscerate tramite storie e dialoghi che lasciano il lettore con spunti di riflessione invece di atrofizzarlo come spesso accade.
Poi ci sono pure i gorilla con i mitra (e qui c'è un piccolo spoiler sull'identità di un nemico)
E le scopate sotto la doccia da film zozzo anni 90
Non spoilero ulteriormente perché la storia (almeno per i primi tre numeri) e consigliata anche ai lettori dal palato più raffinato, garantisco che la trama non fa che complicarsi ad ogni numero e sono presenti tutti i crismi dello spionaggio anni 50/60: apparecchiature futuristiche, camuffamenti,  nemici all'altezza dell'eroe e piano malvagio un po troppo simile a "007: Licenza di uccidere" ma pur sempre valido e in odore di conflitto termonucleare.
Un grande vantaggio è dato dall'universo di provenienza della storia (Marvel) che non schiaccia e appiattisce la narrazione sul genere supereroistico ma (grazie alla sapiente sceneggiatura di Brubaker) gli elementi di genere vengono usati per dare colore alle vicende spionistiche del Soldato, le caratteristiche Marvel diventano degli interessanti punti di forza che fanno sorridere i vecchi lettori della casa delle idee e spingono i nuovi alla lettura di storie non prettamente super.
Allora diciamo che storia e trama sono da 4/5, i dialoghi molto buoni, ogni volta che parla destino è un vero spasso (garantito) 4 anche per loro, da 4 anche il tratto di Butch Guice, netto, dettagliato e realistico un disegno maturo a tratti confusionario nei combattimenti ma eccelso nelle splash page con vignette sovrapposte (splendide le chine che gettano la storia in una perenne oscurità)
Non trovando l'immagine che volevo accontentatevi di questa:
Per le ragioni sopra elencate il fumetto sarebbe da 4 SupeRagni su 5 ma la seconda parte è lenta, poco accattivante e tutti i punti di forza della prima sono assenti o controproducenti (assente il lato spionistico e controproducenti le ingerenze dell'universo Marvel) badate bene, la seconda miniserie sarebbe un fumettello ben sceneggiato con una trama mediocre, noiosamente lineare e con un solo mistero da svelare (manco gli 007 di Pierce Brosnan) da 2 su 5, ma il tradimento delle aspettative è stato più grande del tradimento di Bucky alla madre Russia e più scorretto di quello all'America. Roba da mani tra i capelli e urla di sdegno

Voto definitivo? 3 SupeRagni su 5

E voi? Che ne pensate di questo Spy Comics? Commento libero ovviamente!
Un saluto dal vostro amichevole SupeRagno di quartiere che vi da appuntamento a Lunedì con... sorpresa!

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