Ho finito di leggere Dylan Dog 338 e devo dire che è nettamente superiore al 337, anche se inferiore al precedente per quanto riguarda la componente strettamente horror (ci torno alla fine).
Ciò che rende la storia "Mai più, ispettore Bloch" una storia di valore (giusto per andare dritto al punto) è l'assurda, delirante, travolgente follia delle vicende narrate.
Una follia che ci fa assaporare un fumetto che (per certi versi) riporta Dylan Dog ai gloriosi fasti delle origini. Paola Barbato convince, per aver premuto l'acceleratore sulla strada della pazzia, per l'energia con cui scaglia Dylan Dog (lettore) oltre lo specchio, ma sopratutto per essere riuscita ad affrescare un quadro profondo, realistico e delicato del Bloch neo pensionato che assapora il frutto dolce/amaro della libertà.
Una follia che ci fa assaporare un fumetto che (per certi versi) riporta Dylan Dog ai gloriosi fasti delle origini. Paola Barbato convince, per aver premuto l'acceleratore sulla strada della pazzia, per l'energia con cui scaglia Dylan Dog (lettore) oltre lo specchio, ma sopratutto per essere riuscita ad affrescare un quadro profondo, realistico e delicato del Bloch neo pensionato che assapora il frutto dolce/amaro della libertà.
Splendidi i disegni di Brindisi (fin dalla tavola uno) che incantano l'occhio con grandi vignette riccamente dettagliate. Uno stile classico, rodato da anni di esperienza, ma sempre dinamico, espressivo nella figura umana, con vignette molto cinematografiche e inquadrature mozzafiato.
Ora mi chiedo se Barbato e Recchioni abbiano mai provato a scrivere un Dylan Dog a quattro mani, perché con la follia e il romanticismo di lei e l'horror e l'azione di lui, potrebbero realizzare uno dei più grandi Dylan Dog di sempre. Perché (secondo me) può esserci vita dopo Sclavi, abbiamo visto tanti autori della "golden age" come Chiavarotti, Medda, Serra e Vigna che (con il loro stile) hanno saputo dare forma a storie superiori all' 80% delle opere di genere uscite nell'anno di pubblicazione.
In alcuni casa travalicando il tempo, creando veri e propri capolavori che giorno per giorno si conquistano spazi sempre migliori negli scaffali delle librerie e delle fumetterie di tutto il mondo. L'immortalità di un'opera non dipende dai premi ricevutiti, dalla stampa o dalla critica specializzata, ma da noi, che leggiamo e rileggiamo un opera gustandola fino al midollo. Facendola poi leggere e vedere a moglie e figli, amici, parenti e perfetti sconosciuti, e se anche loro assaporeranno l'essenza dell'opera questa brucerà in eterno nel cuore degli uomini.
Fumetto da leggere solo dopo aver letto la ristampa di Erinni (capolavoro di Ade Capone e Luca Panciroli) in edicola per tutto il mese di Novembre e Cannibal Family (ultimo baluardo dell'horror italiano a fumetti). Finito, fatto, sul fumetto si potrebbe dire molto altro ancora, ma sarebbe una recensione e non "Dritto al Punto".
Purtroppo ho il computer ancora in riparazione, quindi per ingannare il tempo che ci separa dal prossimo articolo vi lascio con una domanda amici SupeRagnofili: "Secondo voi, c'è vita dopo Sclavi?"
Il vostro amichevole SupeRagno dell'internet.
Nessun commento:
Posta un commento