giovedì 27 marzo 2014

Le 10 storie dell'Uomo Ragno (Spider-Man) che passeranno alla storia

Il SupeRagno è tornato! Seriamente? Si, e per voi amici SupeRagnofili che avete atteso così tanto (e per tutti quelli che hanno ingannato l'attesa leggendo ogni singolo giorno i vecchi articoli) ho creato un post apposta per voi, uno di quegli articoli che vi precipiterà in fondo ad una ragnatela di ricordi emozionanti e farà incazzare come api tutti quelli che (bontà loro) non riescono proprio ad accettare le opinioni altrui, ma ricordate amici: le api sono prede naturali dei ragni...

Alla posizione numero 10 una storia indimenticabile, punto di svolta e zenit indiscusso della gestione Spidey firmata DeMatteis. La storia presenta tutti i tratti salienti e i conflitti interiori dell'epopea di Harry Osborn che, rifiutando di vedere il padre come il folle che ha spezzato la loro giovinezza uccidendo Gwen, colpevolizza Peter di tutti i loro mali. I continui rimandi al passato che schiaccia i due amici come un macigno ineludibile con una MJ che (a differenza di Liz che finge di non vedere) tenta fino all'ultimo di mediare le parti in contrasto. Ovviamente senza successo visto che l'obbiettivo della ragazza è un impossibile ritorno ai tempi che furono, i tempi del Coffè Bean, i tempi d'argento spazzati via dall'incalzante violenza della modernità. Gli stupendi disegni di un Sal Buscema in forma strepitosa ritraggono alla perfezione lo stress e l'esasperazione degli ex amici mentre si affrontano in un combattimento all'ultimo sangue che si conclude con una delle sequenze più toccanti nella storia dei fumetti supereroistici.

Blue è la narrazione matura e disincantata del primo anno di università di Peter, raccontato in prima persona da un Uomo Ragno che ha già vissuto il tragico finale delle vicende narrate.
Il punto di forza della storia, escludendo la superba dinamicità delle tavole di Tim Sale, sta proprio nel raccontare il periodo dell'innocenza ragnesca da un punto di vista futuro, dove ogni sorriso, ogni sguardo, ogni battuta si carica di sentimenti e passioni capaci di afferrarti il cuore e stritolarlo in una morsa impossibile da sciogliere che non scade mai e poi mai nel patetico.
La qualità di testi e disegni sommata all'arguta scelta del periodo in cui svolgere i fatti rende Blue una pietra miliare nella storia dell'Uomo Ragno, certamente non la migliore ma senza dubbio una meritatissima posizione numero 9.

La posizione numero 8 è occupata da una storia molto "sui generis" scritta da Garth Ennis per la serie Tangled Web, la serie raccontava storie dell'Uomo Ragno narrate dal punto di vista dei nemici. Per il lancio la Marvel radunò un pacchetto di autori dalle qualità indiscusse che mai avevano scritto per il Ragno.
Con il Migliaio Garth Ennis ci regala una storia dell'Uomo Ragno rispettosa della tradizione dove ogni cosa è al suo posto, c'è il debito di vita nei riguardi di Zia May, J.J.J. che urla contro tutto e tutti, i perenni problemi economici e, dulcis in fundo, ritroviamo il Peter debole secchione, vessato e brutalizzato come non lo vedevamo dai tempi di Ditko. Tutto questo grazie al nemico (Il Migliaio) che affonda le sue origini nell'infanzia/adolescenza di Peter legando a doppio filo le origini dei due (evito spoiler). Oltre alle cose appena elencate la storia merita di essere ricordata per avermi fatto diventare aracnofobo per il genuino terrore che Ennis e McCrea sono in grado di suscitare nel lettore grazie ai flash back di Dtkiana memoria e le sequenze dove il Migliaio si mostra in tutto in suo raccapricciante splendore. Nota di merito va a Glenn Fabbry per le meravigliose copertine. Un fumetto sottovalutato che merita di essere riletto.

L'ultimo Round di Goblin è un fumetto imprescindibile per ogni lettore di supereroi che si rispetti.
Per i pochi che non lo sapessero è la storia immediatamente successiva alla celeberrima morte di Gwen Stacy e come potete immaginare troviamo un Peter distrutto, fuori di se dal dolore, che ha tempo di ripensare all'amore strappatogli solo per poche tavole, perché (come mostrato in copertina) ha un'omicidio da portare a termine. La storia è travolgente, pregna di sensi di colpa e risentimento in pieno stile Marvel. Uno tsunami di emozioni e ricordi accompagnano un Peter Parker che vede la sua vita scivolargli come sabbia dalla mani, è l'apoteosi dell'eroe problematico, combattuto tra morale e vendetta, che non ha tempo di raccogliere i cocci della sua esistenza perché un folle criminale è ancora a piede libero. L'Uomo Ragno corre, ricorda e soffre senza mai mostrare un briciolo di pietà, è il preludio di ciò ciò che diventerà Spidey durante la gestione DeMatteis e molto altro ancora. Una storia unica, per certi versi ineguagliata, dove Gerry Conway, Gil Kane, John Romita e Roy Thomas danno il meglio di loro, consapevoli di stare scrivendo, disegnando, inchiostrando e supervisionando una pezzo di storia del fumetto.

Fiori per Rhino (sempre dalla serie Tangled Web) ha come protagonista assoluto lo stupido bestione vestito da rinoceronte che nel corso degli anni ci ha regalato tante risate (alle sue spalle), ma cosa succederebbe se da un momento all'altro 300 Kg di massa muscolare rivestiti da una corazza impenetrabile con un corno sulla fronte diventassero super intelligenti? Credo sinceramente che smetteremo subito di ridere.
Difatti, benché Fiori per Rhino sia una storia dai toni leggeri, in pieno stile Uomo Ragno, non manca di profondità e momenti toccanti. La parte dello stupido reietto è magistralmente interpretata dal criminale che agogna a sentimenti che non riesce a comprendere. Le difficoltà di una vita da supercriminale sono ritratte con spietato realismo da Milligan che oltre a regalarci una prosa in prima persona, scorrevole e dettagliata, ricca di immagini evocative, ci accompagna per mano in un viaggio che parte con un folle desiderio di evasione (giocato sulla figura del supercriminale che vuole evadere dalla prigione della sua condizione di vita becera e inconcludente), passando poi per la voglia sfrenata di vita "normale" e amori impossibili. Milligan (come pochi avrebbero fatto) ci racconta la storia dal sapore dolce amaro di un uomo che vuole cambiare la propria vita e per farlo intraprende un precorso di ascesa cerebrale che lo porta alla grande e struggente lezione finale sull'intelligenza/condizione umana (non faccio spoiler perché il volume è facilmente reperibile e consiglio a tutti la lettura)

Difficile descrivere un fumetto come "La Malvagità degli Uomini" di Kevin Smith, all'apparenza sembra la classica storia Smithiana con orgia di supertizi e supertizie perfettamente incastona nel Marvel Univers. Possiamo definirla una storia sullo stupro, ma cosi ci avvicineremmo al bersaglio senza pero colpire il centro, perché il fumetto di cui sto parlando è (oltre ad un chiaro elogio delle più profonde qualità del genere femminile) un attenta analisi sulla violenza e sulle differenti reazioni che genera. Qui signori si parla di violenza con la V maiuscola, si parla della violenza più bieca e velenosa, la violenza inferta dalle persone di cui ti fidi ciecamente. I sentimenti in gioco sono molti e tutti in contrasto, fiducia e diffidenza, amore e odio, innocenza e senso di colpa, voglia di scappare lontano e impossibilità di fuga. La deflagrazione continua di queste forze genera una storia fuori dal comune, in pieno stile Uomo Ragno, che oltre alle grandi tematiche affrontante non disdegna parentesi comiche e umane, idee geniali, misteri intricati (di base la storia è un Noire di un nero che farebbe impallidire Venom) e un supercriminale capace di farti accapponare la pelle ogni volta che entra in scena. Una storia indimenticabile. Le rotonde linee dei coniugi Dodson ci regalano donne dalla forme prorompenti, splash page gravide di immagini dettagliate e inquadrature cinematografiche probabilmente suggerite da un Kevin Smith che, pur continuando a prediligere un stile fatto di lunghi dialoghi e didascalie onnipresenti, riesce a slegarsi dalla consueta verbosità.

Se mi chiedessero chi è l'Uomo Ragno (anche se oggi userebbero il nome americano) io rispenderei senza produrre suoni e in religioso silenzio porgerei all'iniziato "L'ultimo Capitolo" la storia che segna l'addio di Steve Ditko alla sua creatura più fortunata (non è proprio l'ultima ma l'inizio della fine). Infatti per la posizione numero 4 ho scelto il fumetto che più di ogni altro rappresenta lo spirito del Ragno. La storia si apre con il consueto titolone Silver Age circondato da line dinamiche, sotto quattro vignette 3.5x7 che rappresentano persone, azioni e luoghi diversi gli uni dalle altre ma legati da un sottile fil ruge:
Zia May morente causa radioattività, il Dr. Connors elabora un antidoto ma deve aspettare che l'uomo ragno gli consegni l'ISO-36, ma il siero è nelle mani degli scagnozzi di Octupus, che si trovano nel nascondiglio sotterraneo dove una falla si fa largo nella struttura. Sotto la struttura sopra enunciata una grande vignetta che vede (in prospettiva) il siero sulla sinistra e Spidey al centro, intrappolato da tonnellate d'acciaio. Notate come tutta le vicende narrate nelle quattro vignette superiori si caricano sopra la struttura in metallo andando ad amplificare (simbolicamente) il peso sopra le spalle di Peter.
VENGHINO SIGNORI VENGHINO PER L'ULTIMO SPETTACOLO DI MAGIA DEL GRANDE DITKO! La storia è già chiara dopo una sola facciata, le tematiche pure e il senso è un puro distillato alchemico di tutto ciò che l'uomo ragno rappresenta: L'eroe della strada, l'uomo comune schiacciato dalle responsabilità e dal senso di colpa per gli errori del passato, colui che lotta in un mondo di sabbie mobili che lo fanno sprofondare sempre più giù, più giù, fino a toccare il fondo, mi raccomando ragazzi, ricordate sempre che il fondo non esiste, siamo noi che come Peter dobbiamo rialzarci e l'unico modo per farlo è rifiutare fini egoistici e iniziare a spenderci per le persone che amiamo. La storia ha un ritmo forsennato causa la lotta contro il tempo per salvare Zia May, anche se nel finale si prende tempo per approfondire il carattere di Peter difronte ai classici problemi economici e amorosi.
In una frase? Non avete mai letto l'Uomo Ragno (Spider-Man) se non avete letto questo fumetto! Giuro!

Cominciamo ad assegnare la prima medaglia, il bronzo, che senza volerlo, è il simbolo della storia di cui stiamo parlando. Il bronzo (o Dark) riguarda il periodo storico/supereroistico dove si forma "Il Bambino Dentro", opera della premiata ditta DeMatteis-Buscema.
Storia dalla bellezza folgorante ha in più la dote di essere stato il primo fumetto in calzamaglia con una forte e netta ingerenza di teorie psicanalitiche (Freud-Jung) uno potrebbe dire: "E l'ultima caccia di Kravane allora?" e il SupeRagno risponderebbe: Sebbene l'ultima caccia sia satura di rimandi agli elaborati di Jung (nello specifico lo Jung del '12 lontano anni luce da Freud) la psicologia è solo un tassello (importantissimo si ben chiaro) del immenso mosaico che è l'ultima caccia, mentre, il Bambino Dentro si lega in maniera indissolubile alle teorie Freud-Jung riguardo i traumi dell'infanzia, rendendo l'opera un bignami di psicologia fenomenologica riguardante tre differenti tipologie di soggetti con traumi (più o meno profondi), riguardanti le figure genitoriali.
Il Bambino Dentro infatti narra il percorso di tre uomini che tentano con tutte le loro forze di recuperare la loro "purezza infantile" accettando e superando i duri colpi inferti loro dalle proprie figure paterne. Da una parte troviamo Vermin, vittima di violenze sessuali che (dopo gli esperimenti di Zemo) è diventato un mostro cannibale che attacca e brutalizza il prossimo a scopo di difesa. Poi c'è Harry (il più complesso dei tre) che non riesce a razionalizzare la figura di Norman perché (contemporaneamente) lo ricorda come padre amorevole, egoista impresario e mostro assassino, ad aggiungersi al conflitto interiore del giovane uomo c'è la figura di Peter (che per lui è sia migliore amico che assassino del padre) che continuamente è li per ricordargli i peccati di Norman. L'uomo Ragno invece (tramite una droga allucinogena) affronta il... ma cosa affronterà mai? Ovviamente un senso di colpa rimosso per la perdita dei genitori.
Il fumetto è composto da sei capitoli che ripercorrono sei fasi del superamento di un trauma, la griglia della pagina è regolare e multi-livello. I punti di forza dell'opera (oltre quelli precedentemente enunciati) sono: Le grottesche rappresentazioni delle emozioni di Sal Buscema, le didascalie (differenziante da colori) che in più punti si fondono (con relativa fusione cromatica) che stanno a significare come persone diverse con vite diverse possono arrivare a condividere i pensieri. Lo stile narrativo di un J.M. al massimo che da voce a personaggi così diversi, così simili e così disturbati e la scelta di inserire nella narrazione immagini di una telecamera a circuito chiuso che riprende il trattamento psichiatrico della Dr. Kafka (simbolo della psicanalisi) su Vermin rendono il fumetto assolutamente inimitabile.
Il percorso psicanalitico, i transfert, le allucinazioni e un finale al cardiopalma rendono il Bambino Dentro un opera indimenticabile, in pieno stile Bronze Age, che riesce a scuotere non solo la fantasia, ma anche cuore e cervello del lettore più maturo e smaliziato.
Imprescindibile per ogni lettore di fumetti che si fregia di tale nome.

E qualcuno morì per davvero! A posteriori è facile dare per scontata la morte della "Ragazza d'Oro", scontata perché (oltre al facile simbolismo) i cambiamenti avvenuti a Peter nel passaggio Ditko-Romita, facevano presagire a un grande trauma in arrivo, perché neanche lo stupefacente Uomo Ragno può scappare dalla maledizione del suo creatore. Nella mente di Steve Ditko Peter si è macchiato di una colpa gravissima (morte di Zio Ben) e per questo dovrà pagare tutta la vita, ma cosa succede quando Lee e Romita si mettono in testa di tramutare il protagonista della loro testa in un giovane alla moda? Alchimia I da matricola di Hogwarts: fuori gli occhiali sfigato e dentro due strafighe conturbati, modificare anche il paradigma "zero amici" con il più alla moda "tanti amici" e ammazzare la vecch (no purtroppo quello mai) alla fine quello che ne è venuto fuori è un Peter 2.0 (il primo di tanti aggiornamenti), solo che pure un idiota si accorgerebbe che senza un macigno a gravargli sulla coscienza l'Uomo Ragno ti diventa Superboy e questo in casa Marvel non ve bene! Pensa che ti ripensa a Lee/Romita viene un idea geniale, in un oscura notte del '73 (In piena Love Revolution) i peggiori serial killer dei comics rispolverano il vecchio, ma sempre valido, paradigma Ditko e con tutta la forza di cui dispongono, gettano su Peter Parker la peggior iattura mai apparsa su un fumetto di supereroi dai tempi dell esplosione di Kripton/morte dei coniugi Wayn.
Avrete notato amici che ho preso la questione molto alla lontana, l'ho fatto perché (come tutti i GRANDI lettori dell'Uomo Ragno sanno benissimo) parlare della morte di Gwen è come grattare una ferita aperta, una ferita che porta dritta al cuore. è cosi per tutti: è cosi per i lettori Corno (per loro forse più di tutti), è cosi per gli Star e così pure per i Marvel Italia (presente) è così perché si è voluto che fosse così. Una ferita che mai si dovrà rimarginare, un trauma costante e destabilizzante che quando sembra scomparire ritorna a galla con più veemenza di prima, proprio come era con Zio Ben (che oggi a differenza di Gwen è un tema largamente superato).
Gwen era tutto. Gwen era il sogno, la ragazza più bella su cui hai mai posato lo sguardo che si innamora perdutamente di te, e tu puoi solo innamorartene follemente fino a perdere la ragione. Mai più una donna così angelica, bella e delicata ti rivolgerà i suoi grandi e ammalianti occhi. Mai più. La storia della sua morte è un grande esempio di stili, autori consapevoli che narrano le vicende con ritmi serrati, tutti i personaggi della testata partecipano al macabro cancan magistralmente orchestrato dai maestri di morte. Nessuno ha scampo, gli attori sono al limite estremo delle loro possibilità, tutti malati, esauriti, disperati e allucinati, tutti (compresa la struttura narrativa) che ruotano sensibilmente intorno alla bionda dei comics, fino al rapimento, l'inseguimento, il ponte di Brooklyn, lo scontro e la caduta.
Cliccateci sopra, non morde ed è in italiano
Si, perché a differenza di ciò che si è soliti dire, il climax della storia non è la caduta, a quelle eravamo ampiamente abituati (Lois cade un fumetto si e l'altro pure ancora oggi) è ciò che viene dopo che sconvolse i lettori di mezzo mondo regalando nuova linfa e tematiche ad un certo tipo di storie di supereroi, perché (ricordate sempre) per fare un grande incantesimo c'è sempre bisogno di un grande sacrificio.
Concludo allegando l'immagine più sconvolgente e drammatica dell'albo che (ripeto) non è assolutamente ne la caduta ne la splash page finale, ma questa qui.









E al primo posto... sul gradino più alto del podio... (rullo di tamburi)
Il vincitore... della rubrica più seguita targata SupeRagno... la storia dell'Uomo Ragno che più di ogni altra passera alla storia è...
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L'ultima caccia di Kraven! (applausi)

Come sempre il premio consisterà in una ipersupermega recensione speciale ma, visto che la recensione dell'ultima caccia l'hanno scritta pure i sassi, mi prendo il giusto tempo per rileggerla e analizzarla con calma.
Ora vi invito a dire la vostra sulla classifica e votare la storia (le storie) dell'Uomo Ragno (Spider-Man) che secondo voi passera(nno) alla storia

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